Alfabeto del Cammino, parte terza
F come Ferrol ✦ G come Gruppo ✦ H come Hotel Hostel Home ✦ I come Itinerario ✦ J come (Don) Juan
| di Franca Di Muzio |
Continuazione di
F come Ferrol
Cielo di un blu sfacciato, sole accecante della controra e un vento impertinente ti danno il benvenuto a Ferrol, tappa di partenza del Camino Inglès. Nella piazzola degli Arrivi degli autobus extraurbani siete rimaste in due a cercare di ignorare l’una l’esistenza dell’altra, dopo esservi dispiaciute fin dal primo sguardo alla fila per gli imbarchi a Bologna.
Fresca e riposata come se si fosse appena alzata, zavorrata di ammennicoli supertecnici, la Wonder Pellegrina cammina in vivavoce sul marciapiede opposto al tuo, informando l’universo mondo di non essere al suo primo Cammino, di essersi allenata per mesi e mesi con trekking pesanti ogni fine settimana, di non essere affatto stanca anche se è partita all’alba, e di non veder l’ora di mettersi in marcia domattina.
Decisa a non farti impressionare – ricorda: questa-non-è-una gara!, nel Cammino ognuno va al suo passo!, mai confrontarsi con altri! – la sorpassi e, in dieci minuti di euforica marcia, arrivi all’albergo dove passerai la tua prima notte in terra galiziana.
Ti registri, lasci lo zaino in camera e sei di nuovo fuori, in cammino lungo stradine di ciottoli sconnessi, lucidati dai passi di migliaia di pellegrini, seguendo il vento e il sole fino al porto, ¡Hola Atlantico!
Pescatori appesi a lenze lunghissime ti voltano le spalle, pietrificati in contemplazione di quella meraviglia che addenta le banchine con morsi spumeggianti. Tiri fuori lo smartphone per catturarne almeno un frammento e, in un bigio giorno d’inverno come quello in cui stai scrivendo di questo viaggio, poter rivivere la gioia che ti fa sussurrare “Grazie!”. Non sai bene a chi o a cosa, di sicuro anche a te stessa, che hai avuto il coraggio di staccarti dalle placide rive adriatiche per approdare fin qui. E sei appena all’inizio, yu-huuu!
Adesso sì che ti senti libera e leggera, come un cane cui d’improvviso abbiano tolto il guinzaglio; trascorrerai il resto del pomeriggio giocando alla turista a zonzo per le viuzze di Ferrol che, a giudicare dalla quantità di cantieri a cielo aperto, sta risorgendo agli antichi splendori. Il Cammino è una manna dal cielo per risollevare regioni altrimenti povere, e i residenti da un lato ne approfittano dall’altro ne soffrono: lo capisci dai loro sguardi rapaci e scontrosi quando ti metti in fila per un gelato, quando chiedi di scattarti una foto ricordo, quando le scatti tu ai giardinetti ritagliati attorno al belvedere, ai cinerei monumenti a remoti capitani di ventura, ai muri graffittati di case demolite per metà, alle linde facciate pastello di quelle rifatte; perfino il negoziante dal quale acquisti un paio di souvenir made in China (i più piccoli che trovi, per non appesantire lo zaino) non ti pare troppo contento.
I galiziani, gente rude!, te lo avevano detto; ti ci abituerai, come dovrai abituarti a tante altre cose nei giorni e nelle notti a venire, a proposito: che ore sono? Il sole ha preso una piega calante, e di botto ti rendi conto che sei digiuna da...?
Il ristorante più grande del porto rigurgita tavoli già tutti occupati, tra cui quello con la Wonder Pellegrina, già inserita in rumoroso gruppo a trincare Cerveza, curva su pietanze a te sconosciute. Soppesando la bottiglietta d’acqua semivuota che ti ballonzola nel marsupio passi oltre, di locale in locale, di cartello in cartello: Completo, Completo, Completo. Mica ti toccherà andare a dormire digiuna, nella tua prima notte a Ferrol?
Pare che a salvarti in extremis sarà una creatura di mare: la specialità locale che, dopo giri su giri a vuoto, trovi disponibile pret-a-manger in un baretto inzeppato di camerieri sgomitanti e pellegrini affamati. Conquistato il tuo posto in fondo a un corridoio asfittico, ti tuffi sul tuo pulpo alla gallega con entusiasmo: finalmente un piatto caldo e tipico, ché tu mica sei la tipica italiana che cerca pizza e spaghetti pure all’estero,
gnammm!, ahmmmm!,
mmmmh?,
mahhh!,
bahhh, blahhh... argh.
Spezzettato su un laghetto di purea di patate sintetiche, innevato di paprika e sale, il funesto pulpo viene divorato a ghiotti bocconi da tutti i commensali tranne te, per giunta senza l’aiuto del pane – mesta scoperta, a tavola manca spesso e volentieri.
Un ultimo morso perplesso e per te è un NO, deciso e senza appello. Ci pasticci un altro po’ attorno come una bambina riottosa, paghi salata la tua non-cena e te ne ritorni in hotel, a frugare nello zaino a caccia di generi di conforto. Sfinita dalle emozioni di una lunghissima giornata, lo stomaco in subbuglio, ti addormenterai con in bocca il sapore delle Ricola, uno speranzoso pensiero alla colazione di domani.
G come Gruppo
Il catechista con la chitarra intona “Camminerò, Camminerò”, cercando invano di domare il gruppo di bambini in odor di Comunione che sciamano lungo le navate.
E tu che c’entri, che sei venuta a fare, che ci stai a fare qua?
Ti era venuto spontaneo, scrivere una mail all’organizzatore pescarese del Cammino Inglese: il cammino dell’oceano e del silenzio, l’occasione che cercavi per stare con te stessa e sfidarti a livello fisico e spirituale, dopo le difficoltà degli ultimi mesi.
A proposito di difficoltà, meglio sarebbe stato andarci in gruppo, guidati dal prete più carismatico della tua città, scrittore e camminatore, animatore instancabile di iniziative improntate alla crescita personale e spirituale: l’ideale guida, capogruppo, capobranco.
Ma la “chiamata” che avevi avvertito forte e chiara leggendo il suo pellegrino programma, ora non sai più dove sia finita. In questa chiesa ti son tornati in mente i vari gruppi cui hai fatto parte quando eri brava parrocchiana e potente corista, con le loro dinamiche, pro e contro, alti e bassi, invidie e gelosie, scontri e alleanze. Tutto già visto, già fatto, già dato, già detto: tanto vale andare via,
– Sei tu Franca? Prego, accomodati!
Dovevi arrivare fin qui, davanti a questo tuo coetaneo dal viso increspato da un reticolo di rughette da vita all’aria aperta e dagli indagatori occhi celesti, piluccare il cioccolatino che ti offre, ascoltarne l’eloquio suadente per averne conferma: no, non è con il suo gruppo che andrai a Santiago.
– La prima cosa che devi sapere è che il nostro è formato, rigorosamente, da persone che tra loro non si conoscono. Vietato aderire in coppia. Tutti perfetti sconosciuti, proprio come quelli che incontreresti se facessi il Cammino da sola!, esordisce, passando poi ad illustrarti il resto del programma.
Annuisci, ma intanto pensi che di stare a stretto-forzato contatto con altri sconosciuti, regolare il tuo passo sul loro e viceversa, mangiare sempre insieme, dormire sempre insieme, sentirti legata a un gruppo dal primo fino all’ultimo giorno... non ti attira. Grazie della disponibilità, ma ho capito che ho bisogno di contare sulle mie sole forze, saggiare i miei limiti e, nel caso, crollare e risorgere da sola.
Glielo scriverai domattina via whatsapp, Fantastico!, ti risponderà, ¡Buen Camino!
Oltre la porta della sacrestia, lo aspetta il suo vero Gruppo: un gregge di adolescenti, coppie, catechisti, scout: tutta la massa della messa del sabato pomeriggio, che sul suo pastore fa affidamento per andare avanti nei rispettivi cammini.
Un paio di settimane dopo il vostro incontro, quello stesso Don tanto amato e popolare annuncerà a sorpresa dai suoi canali social l’addio a quella parrocchia tanto affollata di seguaci, “per proseguire altrove il mio percorso”; ognuno deve seguire la propria strada, e pazienza se così facendo si delude o si lascia indietro qualcuno, qualcosa.
E tu, cosa vuoi portare con te, e cosa lasciarti alle spalle? Resterai chiusa in te stessa per tutto il Cammino, o riuscirai ad aprirti a nuovi incontri?
La sorpresa più grande l’avrai una volta lì, quando scoprirai di riuscire a fare Gruppo con perfetti sconosciuti, come il romano de Roma tuo coetaneo che non la finisce più di ringraziarti:
– Ma che, davero me lo regali? Ma poi, n’artro pe’ tte cell’hai, sì? Sicura? E allora, che te devo dì, grazie tante!... Però aspetta n’attimo, io a te comunque te devo dà quarcosa, ’na cifra simbolica... come, perché? Nun lo sai che gli oggetti appuntiti nun se regalano, mai! Semmai, se comprano!, intima, porgendoti con dita tatuate una monetina da cinque centesimi in cambio dell’ago da sarta che gli hai appena regalato.
Barista-biker rockettaro dal cuore di panna, amante della famiglia, a trent’anni dal suo viaggio di nozze ha deciso di rimettersi sopra un aereo (“‘tacci sua, prima de salì me so’ pijato un Lexotan, ma nun m’ha fatto gnente! due ore e passa a farmela sotto dalla paura, ahò!) per fare il Cammino insieme alla figlia, che adesso lo coccola, lo controlla e lo rimprovera, in un comico rovesciamento di ruoli:
– Ah pa’, ma l’hai messa ’a vaselina? Ché per le vesciche ce vòle pure quella, oltre all’ago!
Si riveleranno dei buoni compagni di Cammino: discreti ma presenti, pronti al dialogo ma con cui vivere i silenzi senza imbarazzo, risparmiando il fiato durante una delle tappe più dure – 10 montuosi chilometri tutti in salita su ciottoli appuntiti – al termine della quale vi accascerete nell’unico bar del paese per poi scattarvi l’unica foto di Gruppo in tuo possesso.
Eccolo qui il vero gruppo, l’unico per te possibile: fluido, spontaneo, senza vincoli. Ognuno che va al proprio passo, fermandosi quando non ce la si fa più e poi riaggregandosi più in là, per il puro piacere di stare insieme e condividere una parte di Cammino, breve o lunga che sia. A turno vi aiuterete con gli zaini, scambiandovi consigli e generi di conforto: non solo aghi, vaseline e creme solari, ma recapiti di ostelli e posti ristoro, panini, barrette energetiche e, dulcis in fundo, i biscotti che la barista Adelina vi regalerà – “¡Por Vos! ¡Gratis!” – vedendovi stravolti dalla fatica.
Cosa ti aveva detto il tuo Pellegrino Consigliere?
– Andrai da sola, ma non sarai mai sola!
Aveva ragione.
H come Hotel, Hostel, Home
There’s no place like home, nessun posto è meglio di casa propria; ma chi come te a casa propria non ci sta proprio benissimo, nel Cammino trova tante occasioni per sentirsi davvero a casa.
Si dice che il vero pellegrino eviti gli hotel, preferendogli i comfort spartani degli ostelli, ma in realtà ognuno fa come gli pare e come può, approdando in ostelli che sembrano hotel, hotel che sembrano ostelli e tante altre variabili, fantasiose sistemazioni: Accommodation. Basta che si trovi un posto, una nicchia, un tetto sulla testa, un letto su cui schiantare dopo una giornata di Cammino.
L’intero ventaglio di disponibilità alberghiere è censito e recensito con dovizia di particolari dall’App Buen Camino, dove ogni santo giorno ogni pellegrino ricomincia la caccia al posto letto – a meno di non conoscere a fondo le proprie capacità e di essere certi che, per la tal ora, si sarà arrivati nel tal posto, e allora si potrà prenotare con buon anticipo; ma nella maggior parte dei casi si fa tutto il giorno stesso, chiamando la mattina per dormire la sera, in sistemazioni che, anche se soltanto per una notte, diventeranno casa.
Figlia unica, unica occupante di spazi domestici a tua completa disposizione, durante il Cammino scoprirai che ti può bastare un angolo di camerata in condivisione per sentirti a tuo agio e che casa tua, con le sue presunte comodità, non ti manca per niente.
Non è casa tua, quella casamatta in cemento armato corredata di letti a castello in ferro e docce nude; ma mentre ti avvoltoli nel tuo sacco lenzuolo ti ci senti... a casa. Non ti danno fastidio il russare degli altri pellegrini, né le schermaglie pre-nanna di una bambina con sua mamma: siete tutti insieme sotto questo tetto, in questo ostello, perfetti sconosciuti le cui traiettorie mai più incrocerai, ed è proprio questo che te li rende cari, e che ti fa sentire come casa un casermone.
Non è casa tua quella microcamera d’albergo a Santiago che in poco tempo diventa tua: tuoi i vestiti appesi alle sedie, tua la trousse sul lavandino in bagno, tuoi i capelli sul cuscino mentre sosti panza all’aria a riposare o a leggere, dopo aver girovagato tra strade chiese musei locali consigliati da quel receptionist tanto gentile; in due giorni hai già individuato il tuo bar preferito, dove fare colazione ogni mattina con generose paste alla crema insieme ad altri habituè, i cui volti iniziano presto ad esserti familiari.
Non è casa tua quel cubicolo circondato da tende in cui devi riuscire a far stare, oltre a te stessa, pure lo zaino, e che ti ricorda la lettiga del pronto soccorso con i suoi pannelli salvaprivacy dove trascorresti interminabili ore notturne. Non è casa, ma lo diventa per il solo atto di abbandonarti al sonno tra tanti sconosciuti, un fatto che invece di impensierirti ti rasserena e rappacifica con la vita. L’hai trovata finalmente, la cosa indispensabile da portare con te nei giorni e nelle notti del Cammino, e che non troverai in nessuna lista da spuntare: quella fiducia nel genere umano che, nella ruota da criceto delle lotte e dei doveri quotidiani, spesso perdiamo; ci insegnano sempre a diffidare, a difendere i nostri confini e i nostri spazi... e tu invece, proprio dove di spazio personale ne hai di meno, scoprirai di stare meglio. Less is more.
Non “a caso”, una volta tornata a “casa”, darai inizio a un repulisti generale, a un gioco di sottrazione ed eliminazione che non ha ancora termine, e che forse non finirà mai... a meno di non trasferirsi in una casa nuova, forse, ma questa è un’altra storia.
Non è casa tua e mai lo sarà, quella camera squallida e nemmeno tanto economica dove approdi sfinita insieme a Blanca; vi basta entrare e dare uno sguardo alle lenzuola grigiastre, alla porta che non si chiude e ai bagni luridi per decretare che non rimarrete lì un minuto di più e fuggire, lasciando recensioni sfavorevolissime su Booking e la proprietaria-tenutaria a chiedersi dove mai siate finite.
Non è casa tua, la casa rurale dove arrivi stremata alla fine di una tappa impegnativa, ma lo diventa all’istante, come in ogni colpo di fulmine che si rispetti. Persa nelle campagne, circondata da allevamenti e da eucalipti, i proprietari non parlano neanche inglese e tu non parli lo spagnolo, ma in qualche modo riuscite a capirvi e a entrare subito in sintonia; laverai i tuoi panni in cortile, mangerai i pomodori dell’orto, ascolterai le loro storie e quelle degli altri ospiti chiacchierando come se vi conosceste da sempre, e nel candido, morbido letto a una piazza e mezza che ti metteranno a disposizione farai il sonno più sodo dell’intero Cammino.
Ripartirai il mattino presto, nel buio pesto, dopo aver lasciato la tua firma corredata di ringraziamenti sul registro degli ospiti: sono solo le cinque e mezza, ma siccome ti senti fresca e riposata tanto vale approfittarne e rimettersi in Cammino... fino alla prossima accommodation.
I come Itinerario
Oddio mio... ce la farò?, ti chiedi la seconda sera in terra galiziana, rimirando l’itinerario del Cammino Inglese simpaticamente riprodotto sulla porta dell’ostello.
Ce la farai, ce la devi fare.
Come ogni buon preparatore atletico sa, l’allenamento non è soltanto una questione fisica: è anche e soprattutto la mente, quella su cui lavorare. Qualche settimana prima della partenza, hai provato perciò a immaginarti su strada, mentre percorri tappa dopo tappa – un tot di chilometri al giorno, da compiere entro tot giorni – visualizzando arrivi e partenze con l’ausilio di mappe; ma nulla di tutto ciò ti avrà preparata allo stare davvero lì, e a misurarti con la variabilità delle tue condizioni fisiche, con la disponibilità di alloggi lungo il percorso, con quel desiderio di fermarti o di proseguire che se ne fa un baffo di tutti i programmi fatti a tavolino: è il bello del Cammino.
In 7 giorni – 3 in meno dei 10 preventivati inizialmente – sorprenderai te stessa percorrendo a piedi oltre 114 km, con una media di circa 16 km al giorno, toccando quelle che, da tappe di un itinerario rodato e raccontato da migliaia di pellegrini, diventeranno scrigni di vissuto in prima persona:
12 agosto 2024, Ferrol-Fene;
13 agosto, Fene-Pontedeume;
14 agosto, Pontedeume-Betanzos;
15 agosto, Betanzos-Presedo;
16 agosto, Presedo-O Castro;
17 agosto, O Castro-Sigüeiro;
18 agosto, Sigüeiro-Santiago.
J come (Don) Juan
Ammazza che figo! sussurra Maria Vittoria, ipnotizzata dal ragazzo che sta per occupare l’ultimo posto letto disponibile in ostello. Ti giri a guardarlo: alto e statuario, moro, lineamenti marcati, muscolatura ben distribuita evidenziata da maglietta e bermuda tecnici; in due falcate eccolo vicinissimo, a depositare il suo zaino sul piano superiore del tuo letto a castello.
China a terra a curarti le vesciche, fai in tempo a notare che perfino i piedi ha belli: apollinei, affusolati, evidenziati dalle infradito da pellegrino in libera uscita. “Hi girls!”, fa lui abbagliandovi con un sorriso, “Soy Juan... vamos?”
Il tempo di provare a darsi un’aggiustata – la presenza di cotanto Adone vi ha rese all’improvviso consapevoli delle vostre imperfezioni – e via appresso a lui, incantate come bambine dal Pifferaio Magico, ad esplorare la città che vi ospita, oggi affollata dalla Fiesta in onore di San Roque – San Rocco, altro santo molto popolare in Galizia, oltre a San Giacomo – Santiago.
In piazza trovate la solita tiritera di ristoranti inzeppati, ma il vostro accompagnatore da vero gentiluomo conquista con facilità un tavolo, prende le ordinazioni e parte alla caccia del cameriere, mentre tu e la tua amica vi scambiate occhiate entusiaste e incredule.
Tra una tapa, una tortilla e una Cerveza, chiacchierando piacevolmente in un misto di inglese, spagnolo e italiano, Juan si rivelerà persona semplice ma colta, vivace ma discreta, dotata di grande autoironia e di impeccabili modi cavallereschi – nobile, forse? No, militare della Guardia Nacional.
Che figo stratosferico!, ribadisce Vittoria mentre l’apparentemente inconsapevole dongiovanni si allontana “un momentito” a telefonare, immerso in conversazioni a voi ignote con chissà chi: figuriamoci se uno come lui non ha una ragazza, una donna in ogni porto.... Che Dio lo benedica, beata chi se lo piglia!, concordi ridendo, facendo a tua volta ridere Maria Vittoria, la quale però, dopo averci pensato su “un momentito”, sentenzia: Nah, è troppo bello per essere vero: secondo me è gay!
Non è che l’abbiamo soltanto sognato? Vi chiederete la mattina dopo, un po’ dispiaciute davanti al suo posto letto vuoto. Ma i selfie scattati da Maria Vittoria confermano che il bel moro esiste; solo che, come vi aveva preannunciato la sera prima, da buon militare scelto si è alzato prima dell’alba e, zaino in spalla, se n’è uscito quatto quatto senza svegliarvi, rimettendosi in Cammino prima di tutti gli altri pellegrini dormienti, y ¡adios!
Chi invece, senza alcun dubbio, è irriducibilmente etero è il Juan conosciuto la sera del secondo giorno di Cammino. Con Blanca, altra pellegrina incrociata per caso e poi diventata compagna di tappa, vi eravate appena accomodate in un locale per la sospiratissima cena, quando lui brandendo una sedia si era intrufolato tra voi, ¿Se Puedes?
Biondiccio e massiccio, dottorando in filosofia, habituè del Cammino e dei suoi vari percorsi, al momento di ordinare ti aveva presa in giro sul tuo incubo alimentare, l’onnipresente specialità dei menu galiziani: “How come, you don’t like it? Don’t you know that, if you don’t eat enough pulpo a la gallega, you won’t get your Compostela?”
“Come, non ti piace? Non lo sai che, se non mangi abbastanza pulpo alla gallega, poi non ti danno la Compostela?”
Guascone e spaccone, instancabile tracannatore di boccali di birra e narratore di aneddoti pellegrini, dopo due ore non ne puoi più e lo lasci volentieri a Blanca (con cui nel frattempo si sono scambiati i numeri di telefono confabulando in spagnolo), per tornartene in ostello ai tuoi rituali serali: ritirare gli indumenti lasciati nell’asciugatrice, coccolarti le vesciche, scrivere sul diario, inventariare zaino e marsupio, tenere la conta dei timbri sulla tua Credenziale, puntare la sveglia, ecc. ecc.
Verso mezzanotte anche Blanca rientra in camerata e, nell’anglospagnolo che è l’idioma più in voga in quel tratto di Cammino, ti racconta che il vostro commensale è andato... in bianco, perché lei è felicemente fidanzata e lui ha decisamente equivocato il suo atteggiamento amichevole.
Lo ritroverai qualche giorno dopo al tuo arrivo a Santiago, spalmato sulla pavimentazione di Praza do Obradoiro, a fare il piacione con un’altra pellegrina. Fa finta di non conoscerti, o forse davvero non ti riconosce, stravolta come sei all’arrivo alla meta, dopo 114 chilometri e passa di Cammino – lo sapevi, che non sarebbe stata una passeggiata nei boschi né tantomeno un’occasione di incontri galanti. Altri invece no, se poi sulla parete del bagno di un posto ristoro troverai scritto: “Più scopate facili la prossima volta!”: l’anonimo l’autore, come il biondo Don Juan, avrà pensato che il Cammino fosse una vacanza come un’altra.
Altro di Franca Di Muzio
L’autrice
Franca Di Muzio. Lettrice precoce e onnivora, già copywriter e pubblicista, ora insegnante di sostegno. Ha pubblicato racconti in antologie e su riviste e il libro Lo scopriremo solo scrivendo. Il suo sito: www.copydimare.com.